
Il 12 marzo per me è un'azione calcistica offensiva. Più precisamente è una fulminea triangolazione nella quale il centravanti, punto di riferimento, si fa incontro all'ala che si accentra. Ne riceve il passaggio e di prima glielo restituisce sulla lunetta dell'area di rigore. L'ala arriva di gran corsa e libera il sinistro sul palo più lontano. Il portiere si tuffa, ma invano.
La gloria è del numero 7 che corre
spensierato e segna. L'occhio di bue lo bacia tutto il tempo. La
fatica e la responsabilità sono invece del numero 9 che sgomita
per offrirsi come sponda, prende calci da dietro sulle caviglie e può
godere solo dell'eventuale successo altrui.
Quest'azione è nata sulla spiaggia da
bambino. Provata e riprovata in lunghe e interminabili mattine. Con
ruoli fissi e predefiniti. Io ero l'ala che partiva da destra. Mio
padre il centravanti boa di stazza e mia mamma il portiere. Per me
era diventata talmente tanto una fissazione che anche quando eravamo
a casa e giocavo con le mie cugine, unico maschio in una nidiata di
femmine, la provavamo sino allo sfinimento. Ma non veniva bene come
sulla spiaggia. Perché tutti volevamo tirare. Al limite ci si
litigava anche il ruolo del portiere. Qualsiasi cosa pur di non fare
il centravanti.
Poi sono passati anni e me la sono
dimenticata. Dentro sono sempre rimasto ala, ma di quelle che
inutilmente si perdono in serpentine senza mai arrivare alla porta.
Che forse neanche la puntano la porta. Stancamente. Fino ad un 12
marzo di sole, verso l'ora di pranzo. In quel momento un cambio causa
forza maggiore ha rivoluzionato ruoli ed equilibri. E così da
trotterellante e mingherlino numero 7 sono diventato 9. I chili che
mi mancavano ho dovuto prenderli in fretta e così la voglia di far
fatica e assumermi responsabilità. Ne avrei fatto a meno. Però una
volta nel nuovo ruolo mi sono reso conto che quello che importa è la
tenuta della squadra, non l'occhio di bue. E prima o poi a tutti
tocca crescere e diventare quello che suda anche per gli altri.
Il 12 marzo per me è un'azione
calcistica offensiva. Un'azione nella quale il centravanti sono diventato io.
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