Torneo interaziendale. Dieci squadre,
partite cinque contro cinque della durata di quindici minuti. Folle di maschi sovrappeso
si affrontano all'ultimo respiro. Uno dei primi, tra l'altro.
Io, vicino ai quaranta, sono il più
giovane della mia squadra, la selezione della Provincia. Sento su di
me il peso dell'aspettativa.
Il sorteggio va male, girone di ferro.
La prima è contro la temibile armata della forestale. Gira voce, in
panchina, che il loro numero 5, alto grosso e peloso, si sia
preparato alla partita con 3 giorni di digiuno. Il piano partita è
chiaro, perdere tempo. Il pallone finisce nel bosco di fronte 3
volte, e il nostro portiere ci tiene a recuperarlo personalmente. Al
5° minuto il nostro anziano stopper finge un infarto e gli tocca
subire il bocca a bocca di una delle riserve della squadra del 118.
L'attacco epilettico dell'ala viene purtroppo ignorato dall'arbitro,
ma salva il portiere che chiama time out. Nonostante le proteste
avversarie circa l'inesistenza dei time out nel calcio. Termina zero a zero. Rimango in
panchina tutta la partita.
La seconda è contro l'Alta Velocità.
Operai minuti ma cattivi con un solo obiettivo, tirare sempre e
comunque, anche da lontano. La tattica purtroppo frutta. Raccolgono sei gol, i due incisivi di un nostro terzino e il polso distorto del
portiere, che termina qui il torneo. 'Mister, mi scaldo?', chiedo ad un
certo punto. 'No, che poi ti stanchi'.
Nella terza sfidiamo l'Ordine degli
Ingegneri. C'è un calo di motivazione. Il mediano inizia ad evocare
le tagliatelle che pare la moglie gli abbia preparato proprio questa
sera. Ma la maggioranza non vuol sentire ragioni e si continua. Gli
avversari, evidentemente scapoli, non si impietosiscono e ne fanno 3.
Io entro a due minuti dalla fine, il tempo di un malinteso su un
retropassaggio che si infila all'angolino alto.
In panchina si litiga. Siamo in dieci e si
gioca in cinque. 'Io ho già giocato diversi minuti, tocca a lui', è la
frase ricorrente. In due producono un certificato medico appena
redatto da quelli del 118 e conquistano la panchina. Per gli altri si
ricorre al sorteggio. Mi tocca entrare dal primo minuto.
Nell'ultima partita affrontiamo l'Unione
dei Comuni Valle di qualcosa. Sono brutti, vecchi e pelati come noi.
Tranne 3, imberbi e probabilmente minorenni. Assunti in deroga al
blocco delle assunzioni di tremontiana memoria. Il loro piano partita
è semplice, palla ai ragazzini e ci pensano loro. Il nostro è
essenziale, sopravvivere. Termina sorprendentemente solo 1 a 0 per
loro, con grossissima papera del nostro portiere di riserva, che però
da manuale, e per questo applaudito un po' da tutti, prima insulta lo
stopper e poi dà la colpa al sole. Io ad un certo punto sbaglio uno
stop, la palla carambola tra le gambe di uno dei ragazzini. Con un
po' di buona volontà sembra un tunnel volontario, esulto con la
maglia tirata sulla testa facendo il giro del campo.
Finalmente è finita, si contano i
sopravvissuti. Poteva andare peggio.
Dai, il mese prossimo lo rifacciamo. Ci
diciamo con convinzione. Si pensa, però, tutti alle tagliatelle.
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