mercoledì 18 dicembre 2013

Passato, presente e futuro

Accovacciata sui gradini, con le gambe piegate, le ginocchia che si toccano a ics. In mano un evidenziatore, sottolinea furiosamente. I capelli lunghi e neri scivolano sulle spalle, si fondono con le fotocopie. Mi accorgo di lei al primo passaggio. Pochi passi e sono già di ritorno. Sbircio. E poi ripasso ancora. E ancora. Guardo distrattamente un punto vicino, fingo una dimenticanza giustificata da un borbottio. Scrivo subito a Lei: ho visto una in biblioteca, sembravi tu 15 anni fa, eri bellissima. Aspetto un sorriso, mi risponde con un vaffa.


E' sera, passeggiamo sotto i portici, le luminarie in festa. Nell'aria le caldarroste, il freddo mitigato dalla mano che stringe la mia. Nel mercato vecchio le pescherie preparano la chiusura con detersivi strabordanti, le mamme trascinano bambini appiccicati alle vetrine dei dolci, i fruttivendoli espongono cesti colmi e colorati. E lì vedo lei, va per gli ottanta. Il passo malfermo ma elegante. L'amore per i cappelli di feltro a tesa larga e la mano curata che si muove veloce. Con voce squillante, leggermente nasale, intrattiene l'anziano commesso ammaliato dagli occhi profondi. Vedi, dico alla mano che stringe la mia, tu sarai così, si capisce già. E io resterò sempre rapito dai tuoi occhi, mi piacerebbe aggiungere. Ma Lei è già andata via, il calore di uno schiaffo sulla guancia.

Allora torno a casa. Confuso dal presente, cercando di dimenticare il passato, senza pensare al futuro.

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