per iniziare, ci si dà tutti del voi. entro e c'è uno che parla al
baracchino (o ricetrasmittente cb, quella dei camionisti). lo fa anche mentre gli fanno la barba. parla del tempo e di "quella
cosa che tu sai" per la quale ha mandato già tutto via
email, ma non ha ancora ricevuto niente.
poi entra un vecchio - o'
prufessore, lo chiamano - che per tutto il tempo tiene gli occhiali
da sole. offre il caffé a tutti. io ringrazio e rifiuto,
probabilmente un errore che prima o poi pagherò. ad un certo punto
entra anche Felice il giornalaio.
esce quello del baracchino. i
presenti commentano che si era tutti un po' preoccupati che
iniziassero a sparare, come l'altro giorno. non capisco, ma fingo
indifferente partecipazione emotiva (ammesso che sia possibile).
sulla porta si affaccia qualcuno, non lo vedo perché sono di spalle:
Feli', permettete due parole? il giornalaio esce. tutti tratteniamo
il fiato sino a quando rientra, incolume.
o'prufessore intanto tiene
un comizio. il garzone del barbiere, con difficoltà, cerca di fargli
la barba ricordandogli che per le due vorrebbe andare a pranzo.
entra
un altro vecchio. senza salutare si dirige verso le sedie lungo la
parete. si accascia e si addormenta.
fatto!, mi dice il barbiere. lo stesso tono con il quale mia mamma mi intimava di tornare a casa
nelle sere d'estate quando giocavo con gli amici. con la stessa
insofferenza, a passi lenti, dopo aver pagato, mi avvio all'uscita.
credo sia andata così, di sicuro ho nel portafogli la ricevuta.
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