Lo dico perché questa non è una
storia sulla tensione e i colpi di scena.
Torno in aula dopo due mesi, per l'inizio del secondo semestre. arrivo trafelato, di corsa dal lavoro. di solito i miei compagni di corso sono a fumare sul
ballatoio. questa volta non c'è nessuno. faccio mente locale prima
di entrare in aula: è la lezione di Informatica, di un tale Eraldo e
qualcosa. dietro la cattedra, una signora bionda sta trafficando con il videoproiettore.
Sento un brivido lungo la schiena. Respiro.
Come sempre cerco subito un posto in ultima fila, così mi si nota meno. tutti occupati. istintivamente inizio a guardarmi in giro in cerca di
rassicurazione, o di quella brunetta che mi piace molto. che potrebbe
essere mia figlia, a essere pignoli. oggi però non la vedo.
Estraggo il cellulare dalla
tasca e lo poggio sul banco. Ho bisogno di sedermi.
Non vedo neanche la sua amica, quella
con gli occhiali. e neanche quello spilungone con la tuta che sta
sempre con loro. a voler essere precisi non ci sono neanche gli
altri. cioè, è pieno di tardo adolescenti rumorosi, ma non quelli soliti.
Prendo il quadernone per gli appunti.
Tolgo il tappo dalla penna. E scrivo in alto a sinistra la data di
oggi. Sudo.
Parlano dell'esame di
Financial Analysis. certo che la prof è uno stronza. anzi una
asshole.
Bevo un sorso d'acqua e guardo la
stampata con gli orari. Sbianco.
Ho sbagliato ora, luogo e corso di
laurea.
Allora con discrezione rimetto tutto nello zaino. fingo di aver letto un sms sul cellulare. silenziosamente chiamo a raccolta San Giuseppe e San Michele. esco.
Allora con discrezione rimetto tutto nello zaino. fingo di aver letto un sms sul cellulare. silenziosamente chiamo a raccolta San Giuseppe e San Michele. esco.
Ricapitolando, ho ignorato per 10 minuti segnali
diversi e univoci che mi dimostravano in modo inequivocabile che mi
stavo sbagliando. non che non abbia provato disagio. ma la
rassicurazione di seguire il solito piano di azione ha prevalso sulla fatica di ignorare che qualcosa non andava. dissonanza cognitiva, la chiamano. un po' come fanno certi elettori che continuano a
credere alla cattiva politica, diversa da quella buona, che promette quello che non hai mai mantenuto.
Come ho detto all'inizio, questa non è una storia di tensioni e colpi di scena. E' invece una
storia sull'ottusa determinazione con cui ignoriamo i nostri errori pur di non correggerli.
Io però alla fine sono andato via.
Domenica e lunedì si vota. Coraggio.
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