venerdì 1 novembre 2013

Past' e patane economy


La pasta e patate (nella letteratura anglosassone "pasta with potatoes" o "P&Ps") è, tra gli investimenti produttivi, uno dei più sottovalutati.  Grazie all'impiego iniziale di risorse, tra l'altro limitate, si ottengono molteplici effetti positivi: si fa girare moneta (e, richiedendo lo scontrino nella fase di approvvigionamento, si aumentano le entrate fiscali), si soddisfano immediati bisogni primari e con il cosiddetto "grandma effect" (impropriamente tradotto "effetto nonna"), autentico fenomeno tuttora non adeguatamente formalizzato per il quale consumando risorse contemporaneamente le si accantona per un momento successivo, si ha a disposizione un bene di valore ancora maggiore per il futuro. Spiegato in altro modo, a beneficio di Fassina, la pasta e patate che avanza per il pranzo del giorno dopo è ancora più buona.

Alcune scuole di pensiero della tradizione meridionale di matrice contadina ("Southern countryside tradition") considerano la pasta e patate inferiore dal punto di vista della redditività e degli effetti sull'economia reale rispetto alla pasta e fagioli (anche detta "past' e fasule" o "pasta with beans"). Tali studiosi sottolineano, nel caso della pasta e fagioli, il superiore margine di incremento del benessere individuale dovuto al ripristino di una corretta gestione dei processi intestinali. 

Tuttavia riteniamo che questi risultati risentano di una eccessiva semplificazione del modello utilizzato che non tiene conto delle esternalità (dalla diminuzione del benessere individuale dei soggetti in relazione di prossimità, alle emissioni nocive nell'atmosfera). In altre parole, a beneficio di Fassina, la pasta e fagioli peggiora i rapporti con i propri vicini e non è ecosostenibile.

Restano da approfondire, e si rimanda pertanto a future pubblicazioni, l'analisi degli effetti sull'economia della "pasta e piselli" ("pasta with peas, the small green ones") e della "pasta e lenticchie" (in italiano anche nella tradizione anglosassone).