Addio al celibato. Barcellona. 8 uomini
e un weekend.
Arrivo all'aeroporto in autostop e
senza bagaglio a mano, si fa il dritto di 48 ore. Tapas come se dal giorno dopo iniziasse la guerra; chupitos in sequenza, il chupitero ad un certo punto ci fa accomodare dietro il bancone
e ce li prepariamo da soli; Raval alcolico per aspettare le 3 e poi
Razzmatazz sino all'alba. Finisce con alcuni che ballano a torso nudo
sui cubi e gli altri che fanno la ola intorno. Dritti alla
Barceloneta per la colazione con patate fritte e birra, pennicchella
sulla spiaggia fino all'aereo del rientro.
Questo è quello che abbiamo
raccontato.
Questa, invece, è la verità.
Arrivo in ordine sparso all'aeroporto,
accompagnati dalle compagne e da bimbi da baciare con l'occhio umido, il nostro. Uno dei partenti ha la febbre ed è imbottito
come l'omino della Michelin, anche se è maggio. Litighiamo
all'imbarco per le dimensioni del bagaglio. Riusciamo a far
desistere le hostess della Ryan Air. In taxi sino all'hotel prenotato
ancora prima dell'aereo, e sotto le 3 stelle no, perché sull'igiene
e la pulizia niente compromessi. Ci si vede alle 8 per uscire. Nella
hall alle 8.30 non c'è nessuno, qualcuno litiga per i tempi lunghi
in bagno, qualcun altro dorme perché è già un po' stanco. Tapas,
ma con moderazione. Non avete qualcosa di più leggero? Tutto questo
baccalà fritto, poi finisce che non dormo bene. Il chupitero ci
allontana, deprimiamo il resto della clientela se continuiamo a chiedere chupitos analcolici. Al Raval no, perché ho visto un
documentario e dice che è pericoloso. Aspettiamo allora mezzanotte
in plaça Catalunya scambiando messaggini con le metà rimaste a casa
e poi via al Razzmatazz, tanto ci faranno entrare, no? Cerchiamo
subito la sala più adatta a noi: quella tecno no, c'è troppo
rumore; quella commerciale nemmeno, c'è troppo fumo; quella anni '80
è perfetta, ci sono dei divanetti comodissimi e la musica non è tanto alta. In realtà è il bar della discoteca. Facciamo le 3
mostrandoci foto sul cellulare e parlando di malattie infantili.
Quello single, per riservatezza non dirò chi è, ci prova con una
bionda. Queste straniere ci stanno subito. Si scopre invece che è di
Milano e ci sta di brutto, con un tizio di Bordeaux però. Alle 3 e
mezza tornano in hotel in sei, si è fatta una certa e domani bisogna
affrontare il viaggio di ritorno. In due ordiniamo un redbull e vodka
e rilanciamo: si fa chiusura. Perché redbull e vodka ti carica.
La carica tuttavia dura giusto 30 secondi, sino al momento di pagare.
Ma cazzo, costa 10 euro un vodka e redbull? ai miei tempi costava cinquemila lire! Alle 6 guardiamo l'alba al porto olimpico, alle 6 e 15
ci rubano il cellulare sulla metropolitana, alle 6.30 arriviamo in
hotel dove troviamo la polizia, chiamata dagli altri perché non ci
hanno visto rientrare ed erano preoccupati. Alle 6.50 andiamo al
pronto soccorso perché quello con la febbre dice di sentirsi male,
ha la netta impressione di avere un attacco cardiaco. Lo riportiamo
indietro a spalle, imbottito di psicofarmaci da dottori spazientiti dagli ipocondriaci.
Alle 9 siamo alla Sagrada Familia perché non si può venire a
Barcellona e non visitarla. Apre alle 10 ma c'è una fila tale, come? non avete prenotato online?, che decidiamo di andare
direttamente all'aeroporto per non correre rischi. La giornata svolta
perché scopriamo che a El Prat ci sono 15 minuti di wifi gratuito e
ne approfittiamo per aggiornare gli status di facebook.
Torniamo a
casa, sentendoci eroi.
Dai, l'anno prossimo lo rifacciamo anche senza addio al celibato, ci diciamo mentendoci.