domenica 23 giugno 2013

L'ultimo colpo di scena


Che poi così, un giorno, torno a leggere un libro di Asimov. Un autore che nell'adolescenza mi ha accompagnato in lunghe notti insonni a rincorrere l'ultima pagina dei libri, incurante dell'autobus che mi avrebbe portato a scuola poche ore dopo.

Nelle sue storie fantascientifiche il colpo di scena finale era quello che mi lasciava senza fiato e che aspettavo con ansia sin dall'inizio.

E pure questa volta il colpo di scena c'è stato, ancora più imprevedibile.

Finendo l'ultima pagine ho scoperto che Asimov vent'anni fa mi bastava, ora invece no. Secondo me è perché nel frattempo ho perso qualcosa, non perché ho qualcosa in più. 

Mannaggia.



giovedì 20 giugno 2013

Tu conosci l'Archiginnasio?

Verso le 5, esco dalla biblioteca dell'Archiginnasio imbambolato. Per via dello shock termico (dai 15 di dentro ai 35 di fuori) e di certe studentesse con vestiti corti da ambo i lati.




Sul portone un coetaneo scruta un manifesto e mi ferma:
"Tu conosci l'Archiginnasio"
"Sì"
"Ma questa sera c'è il concerto?"
"Come?"
"Perché qui c'è scritto che oggi non c'è il concerto"
"Non lo so..."
"Ma io avevo letto da un'altra parte che invece oggi c'era. Mi sai dire?"
"..."
"Io avevo letto che mercoledì c'era"
"..."
Impaziente mi fissa.
"Forse devi chiamare l'Associazione che ha organizzato la rassegna, lì sotto c'è il numero"
"Dici che loro lo sanno?"
"Secondo me, sì"


E non aveva ancora visto le studentesse.







domenica 16 giugno 2013

Social glamour and twexperiences

"Smartphone, macchine fotografiche, videocamere . Da sabato 20 a domenica 28 aprile blogger, instagramer, appassionati di fotografia e chiunque possieda un profilo sui principali social network potrà aderire alle Invasioni Digitali, progetto pensato per la promozione, diffusione e fruizione del patrimonio culturale italiano attraverso internet. Sarà sufficiente presentarsi in un museo, luogo d’arte o cultura aderente all’iniziativa, secondo gli orari concordati, prendere parte alla visita o al mini-tour in programma e realizzare contenuti digitali da condividere tramite il hashtag#invasionidigitali." (fonte www.artribune.com)


“Ma dai! Tu sei @peppinoweb!”, “Tu invece?”, “Io sono @infornoxte”, “Grande Inforno! sei davvero tosta”, “Aspetta, aspetta, che sta arrivando “@unpostoalsun”, “Dai, twittiamo un po'”. Sfoderano gli smartphone e veloci le dita iniziano a volare sullo schermo.

Invasioni digitali. Un'occasione per conoscere altri blogger, penso. Mi avvicino: “Ciao”.

Dita frenetiche ballano silenziose, emoticon sconosciuti scandiscono i cambi di turno.
“Ciao, che tuittate?”

Uno di loro è un po' in difficoltà, lo vedo perché ad un certo punto fa un grugnito che rimbomba nella sala. Veloce tira fuori il tablet, fa una foto e continua con maggior scioltezza.
“Siete su facebook? Come vi chiamate?”

Sullo schermo lungo il corridoio, quello ufficiale della mostra, appaiono i tuitte cancellettoinvasionidigitali. Perfette frasi ad effetto che si richiamano l'un l'altra, ma appena appena. Partecipo anch'io, almeno passivamente, leggendo. Mi accorgo che c'è anche un quarto, tale “@maveterottoerca”, molto polemico. Lo riconosco poi in un ragazzino in maglietta che sta in un angolo accigliato con uno smartphone molto piccolo.

Arriva la guida e dice che la visita ha inizio. Tutti infilano le cuffie, fanno partire l'app della mostra. Lo so perché leggo il tuitte sullo schermo. E si disperdono a far foto. Io e la guida iniziamo il giro. Si chiama Carla e studia Conservazione e restauro dei beni culturali. 
Carina, ma sulle sue.



“Mostra bella, peccato non aver conosciuto nessuno :-((((((”, posta sconsolata @infornoxte il giorno dopo. Tutti mettono mi piace.

giovedì 13 giugno 2013

Il raggio verde

"Il raggio verde è quel fenomeno ottico visibile generalmente nelle giornate di estate allorquando il sole al tramonto crea un sottile strato debolmente luminoso che nasce e si arresta in pochi secondi."


Il raggio verde è anche quello della persona che hai accompagnato che un secondo prima di varcare la soglia, ormai oltre il punto di non ritorno, si volta per un attimo e ti sorride. Nel luccichio degli incisivi, che appena sporgono tra le labbra socchiuse, c'è quella luce fugace che speri di vedere sin dalla prima volta che le hai detto 'ciao'.

E allora capita che mi ritrovi all'aeroporto all'imbrunire. Il sole basso e lei, all'ultimo minuto possibile, mi saluta avviandosi elegante lungo la serpentina del controllo bagagli a mano. Un passo, due passi. Trattengo il fiato per la tensione e strizzo gli occhi, per non correre il rischio di doverlo fare dopo.
Intanto dalle vetrate alle mie spalle il sole proietta ombre sempre più lunghe, abbassandosi verso la pianura. Non dovrei farlo, è un rischio. Ma mi volto per un attimo. Si sa mai che becchi il momento giusto.

E lei continua ad avanzare, di svolta in svolta, verso il metal detector. Non si è ancora voltata. Non ce n'era motivo. La soglia è ancora troppo in là. Nell'aria la promessa che lo farà. Attendo.
Il sole si abbassa ancora. Così tanto che quasi la mia ombra la raggiunge mentre si allontana. E allora mi torco ancora, il tempo di un respiro, a scrutare l'orizzonte che mi acceca. Si sa mai.

E' già di fronte alla prima guardia che controlla il biglietto, ormai manca poco. Una goccia di sudore scende lungo la tempia. Con la coda dell'occhio mi sembra di vedere un riflesso verdastro nella luce che l'attraversa.

“Scusate, ma per l'aereo per Napoli dove dobbiamo andare?”, “Seguite quella donna”, “Quale?”, “Quella che sto fissando”.

Ma poi mi accorgo di due settantenni impacciati, pesanti bagagli in ogni mano. La moglie di uno dei due aspetta con timore qualche passo più in là. Hanno un po' d'affanno e le gocce di sudore sulle tempie sono molte più d'una.

“Dovete andare giù per le scale mobili, e poi a destra. Ma in fretta, perché stanno per chiudere l'imbarco”. Si avviano subito, correndo malfermi. Ma sbagliano strada.

Non ho il tempo di decidere. Mentre l'occhio di bue del sole morente la illumina maestosa ad un passo dalla soglia, i geni decidono per me.

Rivedo nei due vecchietti mio nonno. Un uomo di campagna d'altri tempi, che aveva fatto la guerra e la fame. Che prigioniero in Libia si era preso le zecche e scriveva bellissime lettere d'amore a mia nonna nell'italiano creativo dei poeti. Che con la sua terza elementare non aveva paura a prendere treni per attraversare l'Italia e andare a trovare il figlio. Spesso sbagliando a prenderli, a volte facendosi rubare i bagagli.

E prima ancora che mi renda conto di quello che mi sto perdendo, in volata li raggiungo, prendo i bagagli e urlo loro “Seguitemi, vi accompagno”.
Ce la fanno per un pelo.

Quando esco dall'aeroporto il sole è già tramontato.
Mi allontano nel silenzio dei miei pensieri.


Con un palmo di naso

In un pomeriggio di sole, dopo mesi di nuvole, nell'aria un profumo che conosco.

In via San Felice potrebbe essere il profumo calorico dei cornetti di Laganà e della ricotta che trabocca. In un bar sempre troppo buio i dolci ti guardano lungo il percorso infinito per arrivare al banco.

In via Pescherie Vecchie potrebbe essere il profumo colorato della verdura di stagione. Dei fruttivendoli pachistani che discutono con anziani malfermi del tempo, dei prezzi, e della Bologna di una volta.


In via Caprarie potrebbe essere il profumo frizzante della spuma nera Baladin, quella con le bollicine dolciastre che sanno di quando mia mamma era bambina. E della gianduia liquida, fuori menù, solo per gli iniziati come me.

In via Zamboni, nella piazzetta San Donato, potrebbe essere il profumo gioioso della primavera delle studentesse. Ridendo risalgono o riscendono. Di certo non studiano, ma per quello c'è sempre tempo, oppure non ce n'è più e non vale la pena crucciarsi.

In via Oberdan potrebbe essere il profumo del caffè di Terzi, il “Medellin supremo” che sa di cioccolato, o l'”India Parchment”, potente e aggressivo. Della cortesia dei camerieri a cui non bisogna abituarsi perché il mondo, quello vero oltre la vetrina, è completamente diverso.

Potrebbe essere, ma non è lui.

Non mi dispero e continuo a girare.


domenica 9 giugno 2013

Se hai capito si vede dallo sguardo

Mi sorpassa mentre lento torno da fare la spesa. Una busta pesante per mano ad imbrigliarmi l'andatura. Avrà 4 o 5 anni e una bici alla quale da poco sono state tolte le rotelle.


Zigzaga incerto, attraversando continuamente il marciapiede da parte a parte, sempre ad un soffio dal cadere. Mi guardo attorno, non capisco perché non ci sia un adulto con lui.

Poi, per un attimo, ad una delle pieghe, riesco a vedere il suo sguardo attento. E mi rendo conto che l'andare sinuoso è il frutto della sua lucida volontà. Che ad ogni sterzata sfida la sua capacità di controllo uscendone vincitore. Che con destrezza evita ostacoli che vede meglio di me, sfiorandoli e facendosene beffe.

La differenza tra rimbalzare e sterzare, tra incapacità e maestria, tra subire e governare, sta tutta nello sguardo. Quello che decidiamo di rivolgere a ciò che ci circonda.

Prendo nota mentalmente mentre il bimbo cade dal marciapiede piantandosi sulla ruota anteriore. O, meglio, con una fulminea piroetta ritrova l'equilibrio e riparte.

sabato 1 giugno 2013

Mai pulire un'arma quando è carica

Le bollette, la pioggia, la frutta troppo matura.
Il parcheggio completo, il mouse sporco, il pane finito.
Il caffè bruciato, il latte scaduto, l'anima in pena.

Lavo i capelli, mi parte un pensiero ad alta voce.

Di quelli che feriscono involontariamente.
Gratuito ed inopportuno.

Si sta lavando le mani, le parte uno schiaffo.

Di quelli che feriscono a fondo.
Meritato e tempestivo.

Un incidente domestico.