sabato 6 dicembre 2014

L'assistente del mago ovvero Magic in the moonlight


L'assistente del mago deve essere carina e magari un po' svestita, così da catturare l'attenzione e consentire che la magia avvenga. Se il mago nasconde un elefante tra 4 paratie, sai subito quello che succederà, la sua sparizione è dichiarata in anticipo. Tuttavia quando accade non riesci a non considerarla un sorprendente miracolo. In qualche modo, quindi, è l'assistente stessa la ragione dell'esistenza della magia.

Gli occhi di Sophie, la protagonista, ti rapiscono sin dalla prima scena in cui appare. Costantemente al centro dell'attenzione sono valorizzati dai capelli rosso fuoco, dai vestiti pastello, dai paesaggi del sud della Francia. Ad un certo punto arrivi a credere che la Francia stessa sia stata creata perché quegli occhi potessero risplendere ancora di più.


Non puoi che perderti nel loro riflesso tremando ad ogni battito di ciglia. E intanto però non ti accorgi. Non ti accorgi di personaggi inconsistenti e troppo facilmente incoerenti. Non ti accorgi della trama leggera e di battute non sempre irresistibili. Non ti accorgi che sin dal primo momento sai che i due protagonisti si innamoreranno e che accompagnerai il loro bacio con un sorriso liberatorio.


E così quando alla fine l'elefante scompare, vale a dire quando il brusco razionalista si abbandona all'irrazionalità dell'amore, a causa di quelli occhi, o forse proprio grazie a loro, sei contento. A differenza di quanto razionalmente dovresti concludere, non rimpiangi più di tanto l'aver comprato il biglietto del cinema.


Ecco, quest'ultima è probabilmente la vera magia del film.

E tutto grazie agli occhi di Sophie.

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