venerdì 24 maggio 2013

L'importanza di essere Rocco

E' tardi, è quasi ora di andare a casa.
Lungo il corridoio già buio si affacciano due isole di luce: il mio ufficio, in fondo; un altro ufficio, verso il centro.

Sento passi strascicati che si avvicinano. Impossibile rifugiarsi in bagno senza essere visto, troppo tardi per spegnere la luce e lavorare a lume di schermo, come ho fatto altre volte.
Fa capolino e mi chiede. Mi chiede sempre qualcosa. Ma solo per finta. E' un'esca per attaccare bottone, possibilmente per farmi incavolare. E non è che sia così difficile. Mi ha già chiesto dei sindacati che rubano, dei giovani che non hanno voglia di lavorare, dei tratti tipici dei meridionali e dell'ingiustizia di non poter andare in pensione il giorno dopo. A me che in pensione non ci andrò mai e che morirò povero.

Questa volta mi sorprende, mi chiede se sono felice di chiamarmi Rocco. E quell'attimo di esitazione che trattiene il mio è-tardi-ho-una-cosa-urgente-da-chiudere, gli concede lo spazio, piccolo ma sufficiente, per partire. Sei molto fortunato, mi dice, perché ti chiami Rocco. Come Rocco Siffredi (e nel dirlo mi fa l'occhiolino). Fa colpo sulle ragazze. Grazie ad un nome così, te le fai tutte, doppio occhiolino per esasperare il concetto.

Poi si zittisce e mi guarda fisso. Le labbra socchiuse, già pronto ad assaporare il vaffa indotto della cui energia evidentemente si nutre.

Lo guardo anch'io. Mi raggomitolo sulla sedia per prendere la rincorsa e poi lo sorprendo.

E proprio tutto il contrario, gli dico. Un nome così, comporta grandi responsabilità e grandi rischi. E' tutta colpa delle distorsioni cognitive dovute all'ancoraggio. Perché, se le ragazze associano me a Siffredi, poi si creano false aspettative e finisce csempre con una brutta figura. Se pure inizialmente l'omonimia può favorirmi, il passaparola negativo, in poco tempo, è controproducente.

Preferisco piuttosto che pensino a Rocco Buttiglione. Forse gli inizi saranno un po' più difficili, ma qualsiasi mia parola o azione sembrerà eccezionale e di sussurro in sussurro guadagnerò credito duraturo e spendibile.

Ciò che comporta un guadagno immediato ed effimero può rivelarsi sterile nel lungo periodo. 


Boccheggia, debilitato. Si appoggia all'armadio. Dopo una breve pausa, guardando un punto sopra la mia testa, riprende: sei fortunato, perché ti chiami Rocco. Come Rocco Siffredi. E va via. Facendo l'occhiolino.

Sento i passi strascicati che si allontanano. Una luce si spegne e un vaffa risuona lontano alla fine del corridoio.
Lo aspiro con avidità e sorrido. Mi sento più forte.

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