domenica 19 maggio 2013

Si impara a negoziare dai più bravi

Il display mostra 3 euro e 34.
“3 euro e 40”, mi dice una voce bassa come un pugno allo stomaco.
“ho solo 3 euro e 30”, rispondo, puntando i piedi.


Ci si arriva prendendo una laterale senza uscita subito dopo un sottopasso ferroviario. Un tunnel buio con graffiti di pesci e balene mi accompagna sino alla brusca svolta a sinistra.

Alzo il bavero, incasso le spalle e passo il cancello arrugginito. Una carta, di quelle gialle da pane, spinta dal vento, taglia il cortile post-industriale. Lontano il rumore di alcune auto e di freni che stridono. 
Tiro la porta a vetri, inspiro ed entro.


Una folla vociante, guantata e inbustante, riempe un capannone troppo piccolo. In mezzo un anello unico di circa 30 metri per 2. Con patate, cipolle, cimette di rapa, cavoli, meloni, scarola, aglio e verdure che neanche ho mai sentito. Chiudono l'anello lunghi scaffali di sottòli, conserve e distillati che sembrano fatti in casa. Alla base, vicino all'ingresso, il bancone con caciotte, salsiccia, soppressa e i pomodorini secchi. Il posto dovrebbe essere uno spaccio di delizie siciliane, ci trovi in realtà qualsiasi cosa nata, cresciuta e trasformata sotto il Garigliano, ma solo a patto che provenga da aziende sconosciute. Lo presidiano in 3 di origine araba. Due ragazze, una al banco colesterolo e l'altra di corvèè alle verdure; il capo, grosso e silenzioso, alla cassa.

L'ho scoperto una volta su suggerimento di un amico. Tutti lo conoscono così, con il passa parola. Non esiste pubblicità ufficiale, non ce n'è bisogno. La particolarità è che tutte le verdure costano uguale. Puoi anche metterle insieme nella stessa busta, altro che alla Coop. Questa piccola libertà inaspettata è probabilmente il motivo del successo.

Scelgo 3 melanzane, un melone e una decina di patate. E vado alla cassa dove li pesano.

Il display mostra 3 euro e 34.
“3 euro e 40”, mi dice una voce bassa come un pugno allo stomaco.
“ho solo 3 euro e 30”, rispondo, puntando i piedi.
“sono 3 euro e 40”, ripete e socchiude gli occhi, lasciando aperta giusto una lama.
Lo fisso e senza guardare inizio a cercare nella tasca degli spiccioli. Fingo di contare le monetine una ad una, prendo tempo.
Mi fissa, e con la destra schiaccia un limone.
La folla vociante che si accalca alle mie spalle rumoreggia ancor di più.
Allungo la mano e gli porgo i 30 centesimi.
Ci guardiamo. La ragazza dal bancone gli dice qualcosa, la ignora. La mia mano è tesa verso di lui, si tende ancor di più. Distoglie lo sguardo solo un attimo per zittire, muto, un sessantenne vaffanculante in fondo.
Perde in quel momento e lo sa. Lo sa già quando riprende a fissarmi, ma con una luce diversa.

“Ci rivedremo”, dicono le sue sopracciglia inarcate. “E' una promessa”, risuona nel mio “Arrivederci e grazie”.

Esco all'aria aperta. Accarezzo felice la testa di un bambino che mi passa davanti.
“Cazzo vuoi?”, mi urla la madre.

3 commenti:

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  2. C'è qualcosa di mediterraneo... Magari più della capacità di approssimare soltanto per eccesso ;) Sono rimasta malissimo a Parigi quando ho aperto la carta del ristorante che si trova all'interno del Museo d'Orsay e ho letto i prezzi. Tutti del tipo 13,20 €; 15,70 €...

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  3. oddio, muoro. scommetto che l'ultima mamma era appena scesa dal suv.
    rocco, tu sei puro genio.

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