martedì 12 marzo 2013

Il centravanti

bimbi che giocano
Il 12 marzo per me è un'azione calcistica offensiva. Più precisamente è una fulminea triangolazione nella quale il centravanti, punto di riferimento, si fa incontro all'ala che si accentra. Ne riceve il passaggio e di prima glielo restituisce sulla lunetta dell'area di rigore. L'ala arriva di gran corsa e libera il sinistro sul palo più lontano. Il portiere si tuffa, ma invano.

La gloria è del numero 7 che corre spensierato e segna. L'occhio di bue lo bacia tutto il tempo. La fatica e la responsabilità sono invece del numero 9 che sgomita per offrirsi come sponda, prende calci da dietro sulle caviglie e può godere solo dell'eventuale successo altrui.

Quest'azione è nata sulla spiaggia da bambino. Provata e riprovata in lunghe e interminabili mattine. Con ruoli fissi e predefiniti. Io ero l'ala che partiva da destra. Mio padre il centravanti boa di stazza e mia mamma il portiere. Per me era diventata talmente tanto una fissazione che anche quando eravamo a casa e giocavo con le mie cugine, unico maschio in una nidiata di femmine, la provavamo sino allo sfinimento. Ma non veniva bene come sulla spiaggia. Perché tutti volevamo tirare. Al limite ci si litigava anche il ruolo del portiere. Qualsiasi cosa pur di non fare il centravanti.

Poi sono passati anni e me la sono dimenticata. Dentro sono sempre rimasto ala, ma di quelle che inutilmente si perdono in serpentine senza mai arrivare alla porta. Che forse neanche la puntano la porta. Stancamente. Fino ad un 12 marzo di sole, verso l'ora di pranzo. In quel momento un cambio causa forza maggiore ha rivoluzionato ruoli ed equilibri. E così da trotterellante e mingherlino numero 7 sono diventato 9. I chili che mi mancavano ho dovuto prenderli in fretta e così la voglia di far fatica e assumermi responsabilità. Ne avrei fatto a meno. Però una volta nel nuovo ruolo mi sono reso conto che quello che importa è la tenuta della squadra, non l'occhio di bue. E prima o poi a tutti tocca crescere e diventare quello che suda anche per gli altri.

Il 12 marzo per me è un'azione calcistica offensiva. Un'azione nella quale il centravanti sono diventato io.

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