Il display mostra 3 euro e 34.
“3 euro e 40”, mi dice una voce
bassa come un pugno allo stomaco.
“ho solo 3 euro e 30”, rispondo,
puntando i piedi.
Ci si arriva prendendo una laterale senza uscita subito dopo un sottopasso ferroviario. Un tunnel buio con graffiti di pesci e balene mi accompagna sino alla brusca svolta a sinistra.
Alzo il bavero, incasso le spalle e
passo il cancello arrugginito. Una carta, di quelle gialle da pane, spinta dal vento, taglia il
cortile post-industriale. Lontano il rumore di alcune auto e di freni
che stridono.
Tiro la porta a vetri, inspiro ed entro.
Una folla vociante, guantata e
inbustante, riempe un capannone troppo piccolo. In mezzo un anello
unico di circa 30 metri per 2. Con patate, cipolle, cimette di rapa,
cavoli, meloni, scarola, aglio e verdure che neanche ho mai sentito.
Chiudono l'anello lunghi scaffali di sottòli, conserve e distillati
che sembrano fatti in casa. Alla base, vicino all'ingresso, il
bancone con caciotte, salsiccia, soppressa e i pomodorini secchi. Il
posto dovrebbe essere uno spaccio di delizie siciliane, ci trovi in
realtà qualsiasi cosa nata, cresciuta e trasformata sotto il
Garigliano, ma solo a patto che provenga da aziende sconosciute. Lo
presidiano in 3 di origine araba. Due ragazze, una al banco
colesterolo e l'altra di corvèè alle verdure; il capo, grosso e
silenzioso, alla cassa.
L'ho scoperto una volta su suggerimento
di un amico. Tutti lo conoscono così, con il passa parola. Non
esiste pubblicità ufficiale, non ce n'è bisogno. La particolarità
è che tutte le verdure costano uguale. Puoi anche metterle insieme
nella stessa busta, altro che alla Coop. Questa piccola libertà
inaspettata è probabilmente il motivo del successo.
Scelgo 3 melanzane, un melone e una
decina di patate. E vado alla cassa dove li pesano.
Il display mostra 3 euro e 34.
“3 euro e 40”, mi dice una voce
bassa come un pugno allo stomaco.
“ho solo 3 euro e 30”, rispondo,
puntando i piedi.
“sono 3 euro e 40”, ripete e
socchiude gli occhi, lasciando aperta giusto una lama.
Lo fisso e senza guardare inizio a
cercare nella tasca degli spiccioli. Fingo di contare le monetine una
ad una, prendo tempo.
Mi fissa, e con la destra schiaccia un
limone.
La folla vociante che si accalca alle
mie spalle rumoreggia ancor di più.
Allungo la mano e gli porgo i 30
centesimi.
Ci guardiamo. La ragazza dal bancone
gli dice qualcosa, la ignora. La mia mano è tesa verso di lui, si tende ancor di più. Distoglie lo sguardo solo un attimo per
zittire, muto, un sessantenne vaffanculante in fondo.
Perde in quel momento e lo sa. Lo sa
già quando riprende a fissarmi, ma con una luce diversa.
“Ci rivedremo”, dicono le sue
sopracciglia inarcate. “E' una promessa”, risuona nel mio
“Arrivederci e grazie”.
Esco all'aria aperta. Accarezzo felice
la testa di un bambino che mi passa davanti.
“Cazzo vuoi?”, mi urla la madre.
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RispondiEliminaC'è qualcosa di mediterraneo... Magari più della capacità di approssimare soltanto per eccesso ;) Sono rimasta malissimo a Parigi quando ho aperto la carta del ristorante che si trova all'interno del Museo d'Orsay e ho letto i prezzi. Tutti del tipo 13,20 €; 15,70 €...
RispondiEliminaoddio, muoro. scommetto che l'ultima mamma era appena scesa dal suv.
RispondiEliminarocco, tu sei puro genio.