lunedì 17 marzo 2014

L'autobus per il nord



E' sera. Lo aspetti in un piazzale in periferia. Tra famiglie vocianti all'eccesso e le folate di vento gelido. Cerchi allora riparo sotto la pensilina del 54 barrato, poco più in là. Circondato da signorine poco vestite che ti fanno sentire tutti i tuoi anni, mentre infreddolito tiri su il bavero e giù il cappello di lana.

Quando arriva l'autobus, gli autisti veloci scendono e prendono posizione. Uno accanto al bagagliaio. L'altro, sulla porta, a scorrere ad alta voce la lista dei prenotati. Sono sempre due, uno ciccio e grosso, l'altro mingherlino e minuto. Parlano stretto, sincopato e aspirato. Sistemano tutti al posto assegnato secondo regole non dette, ma evidenti. Regole per le quali mai e poi mai ti capiterà di sederti di fianco ad una ragazza. Sarai sempre vicino a quello che hai notato sin dal primo minuto e che hai pregato di non avere al fianco. In genere di stazza grossa, con evidenti problemi respiratori per i quali russerà dal primo minuto all'ultimo e una certa allergia alla combinazione di idrogeno e ossigeno. Se può consolarti, ma non può, lui pensa esattamente lo stesso di te. Subito dopo la partenza parte il film. Generalmente l'ultimo successo di Natale, rigorosamente italiano. Possibilmente con attori romani che accompagnano con gesti battute urlate in dialetto. Ma una volta è stato peggio, c'era un film con Fabio Volo. All'autogrill cerchi fortuna con un gratta e vinci, ma l'ultimo lo compra il tuo vicino, quello grosso, e vince pure. Il resto non lo ricordi precisamente. Ci sono piccole gomitate per la conquista del territorio, ginocchiate al sedile davanti abbassato aggressivamente e starnuti che da quello posteriore ti travolgono con umido disagio. In questa guerra soccombi. Ad un certo punto crolli e quando ti risvegli è tardissimo. Ma non c'è problema. Tanto l'autobus ha due ore di ritardo.

Però è così solo se vuoi vederlo così. Se sei così ottuso da pretendere che tutto debba essere come tu hai stabilito che sia. Se non hai sufficiente immaginazione per cogliere il resto, ciò che conta.



Mentre aspetti sotto la pensilina il vento ti porta il profumo della campagna. Quando il vento si calma, invece, è l'odore pungente del mare che vince. Se chiudi gli occhi, puoi seguire un radiodramma con avvincenti storie familiari fatte di scontri aspri che sembrano definitivi,ma che hanno sempre il lieto fine di saluti affettuosi e caldi, quando l'autobus spunta all'incrocio. Se li segui con attenzione, ti accorgi di quanto efficienti siano gli autisti. In pochi minuti sistemano tutti, con i bagagli incastrati secondo il preciso ordine di discesa dei viaggiatori. Le ragazze sole nei posti davanti, per evitare moleste tentazioni. I gruppi divisi e sparpagliati lungo tutto il bus, perché non facciano rumorosa comunella. Gli altri viaggiatori accoppiati secondo la fermata di salita e di discesa, per ottimizzare i tempi di sistemazione e minimizzare i reciproci disagi. Il film che mandano non l'hai visto di sicuro e qualche volta, più spesso di quello che pensi, possono capitarti Solfrizzi o Neri Marcorè. Male che vada leggi con l'e-book reader. Quando mai l'avrai tutto questo tempo a tua disposizione? All'autogrill ci si ferma sempre nelle stazioni secondarie, quelle sul retro delle pompe principali, dove scopri una specie di bar per pochi, del quale non avresti mai sospettato l'esistenza. L'assortimento dei prodotti è ridotto all'essenziale, quello dell'umanità varia che lo frequenta, della quale ti senti parte con orgoglio, è variegato all'inverosimile. Tutti ti raccontano una storia. Torni in autobus prima del tempo perché ne sei sopraffatto. A volte capita che l'autobus non sia pieno. Quasi vergognandoti del privilegio ti appropri dello spazio del secondo sedile e trovi inaspettate e comode posizioni fetali. Al mattino ti svegli, circondato dai palazzi familiari della tua destinazione, e il primo pensiero è il rammarico che il traffico non abbia trattenuto l'autobus, per consentirti di riposare ancora.

Quando scendi il profumo del mare e della campagna resiste un altro po', prima di cedere il naso a quello dello smog.

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