Destandosi
un mattino da sogni inquieti si trovò trasformato nel suo letto in
un'enorme puntina ricoperta di crauti. Se ne stava sulla schiena,
dura come un osso, e sollevando un po’ la testa scorse il suo
ventre arcuato, grasso, in cima a cui la coperta del letto ormai
prossima a scivolar giù tutta, si manteneva a fatica. Le mani
annaspavano senza tregua, proprio sotto il suo sguardo, alla ricerca
della bottiglietta d'acqua sul comodino.
L'aveva
conosciuta per caso una settimana prima al cinema d'essa. A causa di
un appuntamento saltato all'ultimo lui imprecava sotto il portico
quando all'improvviso era iniziato a piovere. Impossibile tornare a
casa in bici. Nel cinema di fronte davano un film francese degli anni
'30 in lingua originale. Non sapeva il francese, ma c'erano i
sottotitoli, diceva il manifesto, in ogni caso sarebbe stato al caldo
e magari ci scappava un sonnellino.
Seduti
nella stessa fila si erano guardati. E poi di nuovo all'uscita. E poi
un'altra volta in centro alcuni giorni dopo. Le aveva offerta un
caffè, in cambio aveva ricevuto un numero di telefono. Interrompendo
le sue parole ad un certo punto l'aveva invitata a cena.
Era
sofisticata, così gli sembrava, e lui voleva far colpo. Meritava il
suo piatto forte, quello che gli amici andavano via in lacrime quando
li invitava: le puntine con i crauti. Mezzo chilo di puntine e mezzo
chilo di crauti, una cipolla, un pomodoro, un po' di vino rosso e
odori vari (il timo soprattutto, che profumo!).
Dopo
aver massaggiato con sale e pepe la carne, l'aveva lasciata a bagno
nel vino. Nel frattempo aveva ripulito casa, o almeno quello che si
vedeva. Rosolata la cipolla a fuoco basso, aggiunti i crauti e il
brodo per la prima fase di cottura, aveva ricevuto un messaggio da
lei. Diceva che non vedeva l'ora ed aveva una fame! Aveva quindi
deciso di mettere a posto anche la camera da letto. Si sa mai.
Rosolate
le puntine le aveva aggiunte ai crauti insieme al timo e ai pomodori,
ma si è ricordato che gli mancava la birra. Quella giusta era la 7
luppoli non filtrata del supermercato di fronte. La birra delle
grandi occasioni. Fuoco basso ed era corso a comprala.
Nell'aria
c'era il profumo intenso ed ipnotico dei crauti, le patate lesse di
contorno pronte in tavola, la birra in freezer. Era corso alla porta
appena lei aveva citofonato e lì l'aveva aspettata.
Una
volta a tavola l'aveva scoperta vegana, e astemia. Però le
piacevano le patate. Di conseguenza avevano diviso la cena, a lei i tuberi e a
lui tutte le puntine con i crauti. Al secondo bis e alla terza birra
aveva iniziato a perdere lucidità. Lei stava parlando di un film in
uscita, un capolavoro restaurato del cinema giapponese, che avrebbero
potuto guardare insieme. Le cose purtroppo non migliorarono dopo i
digestivi, un nocino fatto in casa profumato e alcolico. Alla
richiesta di lei, se gli piacesse il teatro, aveva risposto sì, ma
con un rutto involontario.
Si
salutarono poco dopo, lei sembrava fredda. Ti chiamo io, disse
voltandosi.
Lui
raggiunse a fatica la camera in fondo al corridoio, la vista
annebbiata, la bocca impastata.
Si
accasciò sul letto.
E
si addormentò.
Nessun commento:
Posta un commento