domenica 14 aprile 2013

Brava, ché non hai pianto

In seconda elementare mamma ottenne una supplenza di una settimana in classe mia. Io non lo sapevo e quando la vidi entrare in aula restai un po' interdetta. Pensavo d'essermi scordata la merenda. I libri no, perché quelli non me li avrebbe portati, peggio per me. Ma il cibo, quello sempre. Vive(va) nella certezza che sarei morta d'inedia fulminante saltando un pasto.

Io stavo al primo banco, perché ero nana e ancora non s'erano accorti della miopia. Superato il primo momento d'alienazione da Inception, presi coraggio. Ne presi troppo.

Mamma iniziò a dettarci una poesia. Io, freneticamente eccitata per il potere riflesso che poteva derivarmi dall'essere temporanemante figlia della maestra, resistetti fino alla terza riga. Quindi mi alzai di botto e, con fare da bulla (ma pur sempre nana), dissi: "Mamma, è vero che alla ricreazione ci fai andare fuori?" In fondo ero anche stata altruista, promuovendo la vertenza sindacale di 25 settenni. Ma la mamma padrona non ne ne fu impressionata.

"Vai in castigo". "Eh???" "Non ci senti? Vai in castigo, cammina. Hai interrotto il dettato senza motivo. Hai disturbato. Dietro la lavagna" "Ma, mamma..." "Niente mamma. Sono la Maestra (sentii il peso della maiuscola come uno schiaffone)". I compagni stavano zitti. Forse s'aspettavano che difendessi ancora un po' il diritto del sangue. Ma io conoscevo gli occhi di mamma quando non voleva sentire ragioni. 



A testa alta, dietro la lavagna. La spiavo con la coda dell'occhio, mentre continuava a dettare agli altri. Speravo mi guardasse, per sollevarmi dal peso della figuraccia. Davanti a tutti. Niente. Mi liberò alla ricreazione (per mangiare, ovviamente). 


Tornai a casa con lei. "Maestra, grazie eh?" "Adesso non sono la Maestra. Sono mamma" "Vabbè, ma mi hai messo in castigo" "Hai disturbato" "Adesso mi prenderanno in giro" "Ti avrebbero preso più in giro se non ti avessi fatto nulla. E per tutto l'anno" "E non potevi mettermi la nota?" "Sì, certo. Per firmarla io. Ricordati che noi siamo tante persone, e se sbagli il momento, devi imparare a non farlo più". "...Ma la poesia? La devo studiare lo stesso?" "Certo. E devi pure ricopiarti la parte che non hai scritto" "per colpa tua" "No, per colpa tua. E comunque brava ché non hai pianto".


Ester

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