mercoledì 15 maggio 2013

Coppi si divertiva di più


Dal lavoro a casa mia sono 7 chilometri.

Con i primi caldi inizio a sudare e la fatica raddoppia. Come al solito rischio la morte un paio di volte. Un tassista sfiorandomi contromano mi urla contro "sveglia!", un furgone bianco sfida le leggi che affermano l'impenetrabilità dei corpi, soprattutto il mio.

Arrivo infine all'ultimo tratto. E' una ciclabile, ma si scivola sulle foglie secche. Ancora solo un breve stacco in salita e sono a casa.

La vista è annebbiata per lo sforzo. A fatica metto a fuoco, ma, strizzando gli occhi, vedo con chiarezza cosa c'è alla fine del mio cammino: il bidone dell'indifferenziata.


E' un po' metafora della nostra vita in tempo di crisi. Ci impegniamo, rischiamo e fatichiamo, magari alla fine vinciamo pure. Ma vinciamo monnezza, della specie peggiore.


3 commenti:

  1. Il commento a caldo che mi viene è: meglio l'indifferenziata dell'umido, ma in fondo umido siamo e umido ritorneremo.
    Il secondo commento è: questo inverno prolungato ti sta buttando giù troppo, orsù, ripigliati.

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  2. soprattutto non scrivo più. ma ho un paio di colpi già in canna.
    nel fine settimana arriverà "gattini e braciole", sta' all'erta.

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  3. L'importante è che il bidone non sia dell'indifferenza (un errore di lettura: gettando il primo sguardo sul testo l'ho visto così e mi sono preoccupata. Delle tue capacità poetiche e delle mie facoltà mentali ;)

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