lunedì 4 febbraio 2013

Dal barbiere

una mattinata dal mio barbiere non è mai una mattinata come le altre. 

per iniziare, ci si dà tutti del voi. entro e c'è uno che parla al baracchino (o ricetrasmittente cb, quella dei camionisti). lo fa anche mentre gli fanno la barba. parla del tempo e di "quella cosa che tu sai" per la quale ha mandato già tutto via email, ma non ha ancora ricevuto niente. 

poi entra un vecchio - o' prufessore, lo chiamano - che per tutto il tempo tiene gli occhiali da sole. offre il caffé a tutti. io ringrazio e rifiuto, probabilmente un errore che prima o poi pagherò. ad un certo punto entra anche Felice il giornalaio. 

esce quello del baracchino. i presenti commentano che si era tutti un po' preoccupati che iniziassero a sparare, come l'altro giorno. non capisco, ma fingo indifferente partecipazione emotiva (ammesso che sia possibile). 

sulla porta si affaccia qualcuno, non lo vedo perché sono di spalle: Feli', permettete due parole? il giornalaio esce. tutti tratteniamo il fiato sino a quando rientra, incolume. 
o'prufessore intanto tiene un comizio. il garzone del barbiere, con difficoltà, cerca di fargli la barba ricordandogli che per le due vorrebbe andare a pranzo. 

entra un altro vecchio. senza salutare si dirige verso le sedie lungo la parete. si accascia e si addormenta. 

fatto!, mi dice il barbiere. lo stesso tono con il quale mia mamma mi intimava di tornare a casa nelle sere d'estate quando giocavo con gli amici. con la stessa insofferenza, a passi lenti, dopo aver pagato, mi avvio all'uscita. 

credo sia andata così, di sicuro ho nel portafogli la ricevuta.

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